Come dice Lao-tsè, la flessibilità batte la rigidità. Tutto ciò che nasce e vive è flessibile e morbido, tutto ciò che muore è rigido e duro.
“La foglia di bambù si piega sotto il peso della neve che cade,
fino a che la neve scivola via,
e la foglia torna alla sua posizione naturale.”
[Herrigel – lo zen e il tiro con l’arco]
La foglia cioè si è liberata senza fare nulla, se non assecondare l’azione della neve.
Se contrasto, mi irrigidisco, perdo. Se assecondo, resto flessibile e morbido, vinco.
Per dirla con una storiella metropolitana: al semaforo rosso ci sono due auto in coda in attesa.
Scatta il verde e al primo autista si spegne il motore.
Prova a farlo ripartire ma niente da fare, la macchina non ne vuol sapere.
Intanto quello dietro di lui comincia a strombazzare col clacson.
Allora, quello con la macchina in panne va dall’altro che continua a suonare e gli dice sorridendo: facciamo cambio? Io suono il clacson e lei mi fa partire la macchina?
Nella mia esperienza di maestro, quando viene a provare la pratica un giovane tosto, che fa arti marziali, che vuole combattere mettendo però in evidenza soltanto l’aspetto fisico, esteriore, gli dico: se la ragazza che ami ti molla di brutto, è peggio che prendersi un pugno in faccia, no?
Allora vedo che il tipo barcolla, perché già quel mio dire è un pugno.
Questo è Tai Chi nel quotidiano. In fila alla cassa del supermercato o aspettando il tram.
Ed essere imperturbabile non significa che mi lascio prevaricare.
E se pratico con estrema lentezza, non significa che sono sempre “lento”.
Anzi, la consapevolezza dell’esserci nel movimento che scorre, mi fa essere veloce quando mi serve.
In modo naturale, come l’acqua scorre lenta dove il dislivello è minimo e diventa possente quando la terra si apre.
Non c’è nulla di più duttile dell’acqua. E nemmeno di più potente. Quando arriva uno tsunami, quando una diga non regge più la pressione delle acque, meglio non essere lì.
E dunque nella pratica sono acqua che scorre, respiro, sguardo. Una farfalla blu che si posa sul petalo del loto. Un’onda che sommerge e spazza via.
Non ho bisogno di pensieri, logica ordinaria della coscienza, di schemi mentali inevitabilmente rigidi. Se la mia mente è rigida anche il mio corpo lo è. E viceversa. Poiché noi siamo un unicum. Siamo psicorpo.
E pertanto sono Tai Chi in ogni passo del giorno. E della notte. O quantomeno questo è l’obiettivo.
E non ho bisogno di diventare cinese. Sono quello che sono. Con la mia cultura e le mie esperienze. Assimilo nel mio essere la fluidità che mi arricchisce la vita, qualunque sia il momento che mi tocca vivere o che scelgo di vivere.
"è come presentirla non ancora vederla sublime eterea e potente allo stesso tempo la bellezza verde e rossa che si manifesta Venere dalla spuma del mare la Fanciulla di Giada del Mistero Meraviglioso è lì"
Ling Tai Chi Chuan